17 Febbraio 2016
Valtellina, gli alpeggi a rischio speculazione

“Non vogliamo una gara al massacro sul rinnovo degli affitti” spiega Alberto Marsetti, Presidente della Coldiretti di Sondrio circa la situazione degli oltre 130 pascoli di altura che punteggiano la provincia e che danno lavoro a più di 600 persone ogni anno. “Alcuni comuni – dice Marsetti – hanno deciso di triplicare i canoni di affitto, altri li hanno quasi raddoppiati con gare al rialzo che rischiano di mettere in ginocchio le nostre aziende di montagna per favorire realtà che arrivano da altre parti della Lombardia ma anche fuori regione che cercano gli alpeggi per fini speculativi sui contributi PAC. Così non si può certo andare avanti: è uno stillicidio di allevamenti che si ritrovano fuori dall’alpeggio dopo anni di conduzione, senza trascurare il fatto della mancata produzione di Bitto. Serve un’iniziativa sovracomunale e regionale per difendere questo patrimonio di conoscenza, storia, rispetto del territorio e anche posti di lavoro”.

Gli alpeggi della Valtellina – spiega la Coldiretti di Sondrio – sono all’80% di proprietà dei comuni, per un 15% in mano a consorzi e il restante 5% di privati. La mappa delle malghe indica che ce ne sono 9 a Lanzada e altrettanti in Valdidentro, 7 ciascuno a Tartano, Gerola Alta, Madesimo e Livigno, 6 a Valfurva, 5 ad Albaredo per San Marco, 4 ciascuno a Teglio, Piuro e Val Masino, 3 a testa a Villa di Chiavenna, Berbenno di Valtellina, Bema, Albosaggia, Chiesa in Valmalenco, Piateda, Torre di Santa Maria e Grosio, mentre 2 ognuno li contano Pedesina, Cosio Valtellino, Cedrasco, Fusine, Montagna in Valtellina, Tresivio, Grosotto e Sondalo.

I restanti sono distribuiti fra Mello, Novate Mezzola, Rasura, Rogolo, Samolaco, San Giacomo Filippo, Talamona, Ardenno, Cino, Delebio, Forcola, Buglio in Monte, Caiolo, Caspoggio, Chiuro, Ponte in Valtellina, Postalesio, Aprica, Bormio, Mazzo di Valtellina, Tirano e Valdisotto.

“Si tratta – conclude Marsetti – di una rete di presidi naturali che i nostri agricoltori conservano e curano, ma se vengono strozzati con gare all’ultimo sangue sui canoni d’affitto, rischiamo che arrivi solo gente che guarda al proprio profitto, dimenticandosi quell’amore per la montagna che è alla base dei prodotti che nascono in alpeggio, quegli alpeggi che sono il primo baluardo contro il dissesto idrogeologico delle nostre montagne, come dimostrato anche nel recente passato”.

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